Per molti bambini non è facile esprimere le proprie emozioni, soprattutto quando essi non percepiscono la presenza di una dimensione relazionale sicura. Quando ci sono difficoltà ad esprimere liberamente il proprio mondo emotivo, inevitabilmente le relazioni ne risentono strutturandosi spesso in maniera superficiale e povera. Nelle relazioni di questi bambini con i loro coetanei è possibile evidenziare quindi una scarsa competenza emotivo-relazionale, una tendenza all’isolamento ed alla costruzione di un mondo parallelo al reale, dove rifugiarsi. Si tratta di bambini che tendono a isolarsi, a chiudersi in se stessi, e che rimangono passivi e sottomessi nei confronti degli altri. Si è potuto constatare che la maggior parte dei disturbi emotivi sono influenzati da alcune modalità distorte con cui il bambino (o l’adolescente) rappresenta mentalmente se stesso e il proprio mondo.
E’ possibile notare una tendenza ad ingigantire gli aspetti negativi della realtà, ricorrendo a modalità di pensiero rigide e assolutistiche, ad esempio con un’eccessiva frequenza di termini quali “sempre”, “mai”, “nessuno”; oppure considerazioni del tipo “non me ne va mai bene una”, “tutti ce l’hanno con me”, “nessuno mi vuole bene”, “non ne faccio mai una buona”. La tendenza a categorizzare in modo estremo influisce negativamente sull’umore e quando si consolida, diventando il modo abituale di considerare se stessi e il proprio mondo, può condurre a disturbi emozionali quali ad esempio ansia e depressione.
E’ importante quindi effettuare un’attenta valutazione al fine di comprendere il quadro emotivo del bambino, la presenza di eventuali disturbi evolutivi e gli aspetti relazionali, soprattutto con le principali figure di accudimento. Quando non riescono ad esprimersi emotivamente, i bambini potrebbero manifestare difficoltà in famiglia e nel contesto scolastico per esempio:
- Difficoltà a separarsi dai genitori
- Difficoltà a socializzare con i coetanei e ricerca di un rapporto esclusivo con l’adulto
- Difficoltà ad accettare e rispettare le regole
- Difficoltà nella gestione delle emozioni: inibizione emotiva o eccessiva irrequietezza
- Sintomi fisici ( nausea e mal di stomaco, giramenti di testa ecc)
- Prepotenze e prevaricazioni nei confronti dei compagni
- Oppositività
- Ansia scolastica e ansia da prestazione
- Isolamento, mancanza di interesse, chiusura, emarginazione
Individuare tali vissuti e comportamenti è importante per comprendere, grazie alle informazioni date dai genitori e alla valutazione e osservazione del bambino da parte di un esperto, il suo quadro emotivo attuale. La strutturazione di un potenziale intervento terrà conto della creazione di un clima facilitante e protettivo che possa garantire al minore, la sicurezza di esporsi e parlare di sé, delle sue esperienze e dei suoi timori.
Aiutando il bambino a correggere gli errori presenti nel suo modo di rappresentarsi la realtà, è possibile metterlo nelle condizioni di superare emozioni spiacevoli, aiutandolo a cambiare gli elementi disfunzionali del suo dialogo interno. Si è visto che se un bambino viene allenato fin da piccolo con apposite procedure, può essere in grado di ascoltare se stesso e di essere cosciente di quali sono i contenuti mentali che influenzano il suo stato emotivo.
L’intervento psicologico prevede alcuni colloqui con il bambino per aiutarlo nella comprensione del suo disagio; nel percorso è fondamentale coinvolgere i genitori ed attuare un intervento sistemico con l’obiettivo di migliorare le relazioni familiari. Sono previsti se necessario incontri anche con gli insegnanti al fine di favorire un migliore adattamento del bambino nel contesto scolastico.